lunedì 14 gennaio 2013


Senti le rane che cantano
 
di Castelli, Jona, Lovatto

 

 

“Però, le rane…!”. Così mi disse il direttore del Centro di Dialettologa della Svizzera Italiana quando, venuto a Pavia per un convegno, si trovò a cena, insieme con me, davanti a un piatto di rane fritte. Naturalmente per lui, che non aveva mai assaggiato questi animaletti, lo stupore era indirizzato solo al gusto buono e croccante della pietanza. Forse non sapeva che la storia delle nostre campagne è stata scandita dal loro gracidare lineare e fedele, nelle calde giornate di luglio, nei tiepidi tramonti di fine maggio e nelle interminabili giornate delle mondine. Anche le mondine, come le rane, cantavano nei campi, ma le loro canzoni parlavano di tante cose, di tante fatiche, di tante speranze. Ed è proprio uno di questi canti che dà il titolo al libro. Il volume è infatti una raccolta di "Canzoni e vissuti popolari della risaia”. Non si tratta solo di parole e di musica, ma di un insieme fatto da aneddoti e resoconti della vita trascorsa, sofferta e, nonostante tutto, divertita tra le risaie e il duro lavoro. Durante le giornate passate con la schiena piegata e le mani nell’acqua, le mondine a volte pregavano, ma più spesso cantavano. E non era solo un espediente efficace per far passare prima il tempo o per sentire meno il peso degli sforzi. Anzi, ogni canto assume un suo proprio valore, un suo proprio significato. Così, dalla canzonetta di consumo, all'inno anarchico e socialista, fino alle ninne nanne, poteva benissimo capitare che si svolgessero veri e propri “dialoghi canori” tra le varie squadre di mondine che, quasi sfidandosi a un tenzone letterario come, si davano botta e risposta. Certamente era un modo strano per comunicare. Tuttavia si rivelava valido e generoso di spunti di riflessione. Molte canzoni infatti avevano un tagliente contenuto di protesta, esposto però con la malizia innocente di parole e musica. Un esempio per tutti merita proprio la canzone “Senti le rane che cantano” in cui una giovane mondina racconta con gioia il momento del rientro a casa dopo i mesi della raccolta: anche il ritorno alla difficoltosa vita del contadino è vista come una liberazione, rispetto alle condizioni della “monda”.

Segnaliamo volentieri che i testi e le canzoni di questo libro sono il frutto di una attenta e precisa ricerca sul campo.

Autori di queste pagine sono Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto.

Franco Castelli lavora presso l'Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria  e dirige il Centro di cultura popolare "Giuseppe Ferraro". Dal 1967 conduce una vastissima ricerca sulle tradizioni popolari nella zona, con particolare attenzione ai canti, al patrimonio dialettale e alla ritualità. Membro del comitato scientifico del Centro Regionale Etnografico Linguistico di Torino, è redattore di "Quaderno di storia contemporanea".

Emilio Jona ha svolto ricerche nel campo della canzone sociale e politica e sulla cultura orale in genere, pubblicando saggi, realizzando dischi e testi radiofonici. Negli anni 1957-61 è stato uno degli iniziatori del gruppo "Cantacronache", la prima esperienza in Italia di canzoni d'autore. Con Sergio Liberovici ha condotto ricerche sull'espressività popolare urbana e contadina finalizzate alla realizzazione di un teatro radicato nel territorio.

Alberto Lovatto ha studiato con Roberto Leydi al Dams di Bologna. È preside di una scuola media. Interessato alla storia orale e alla storia sociale, si è occupato di storia della seconda guerra mondiale e di deportazione, di memoria del movimento operaio, di organologia etnica, di storia e memoria delle bande musicali locali, di musica e canzoni della Resistenza.

“SENTI LE RANE CHE CANTANO” di Castelli, Jona, Lovatto, Donzelli Editore. Comprensivo anche di CD musicale.

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