Senti
le rane che cantano
di Castelli, Jona, Lovatto
“Però, le
rane…!”. Così mi disse il direttore del Centro di Dialettologa della Svizzera
Italiana quando, venuto a Pavia per un convegno, si trovò a cena, insieme con
me, davanti a un piatto di rane fritte. Naturalmente per lui, che non aveva mai
assaggiato questi animaletti, lo stupore era indirizzato solo al gusto buono e
croccante della pietanza. Forse non sapeva che la storia delle nostre campagne
è stata scandita dal loro gracidare lineare e fedele, nelle calde giornate di luglio,
nei tiepidi tramonti di fine maggio e nelle interminabili giornate delle
mondine. Anche le mondine, come le rane, cantavano nei campi, ma le loro
canzoni parlavano di tante cose, di tante fatiche, di tante speranze. Ed è
proprio uno di questi canti che dà il titolo al libro. Il volume è infatti una
raccolta di "Canzoni
e vissuti popolari della risaia”. Non si tratta solo di parole e di musica, ma di
un insieme fatto da aneddoti e resoconti della vita trascorsa, sofferta e,
nonostante tutto, divertita tra le risaie e il duro lavoro. Durante le giornate
passate con la schiena piegata e le mani nell’acqua, le mondine a volte
pregavano, ma più spesso cantavano. E non era solo un espediente efficace per
far passare prima il tempo o per sentire meno il peso degli sforzi. Anzi, ogni
canto assume un suo proprio valore, un suo proprio significato. Così,
dalla canzonetta di consumo, all'inno anarchico e socialista, fino alle ninne
nanne, poteva benissimo capitare che si svolgessero veri e propri “dialoghi
canori” tra le varie squadre di mondine che, quasi sfidandosi a un tenzone
letterario come, si davano botta e risposta. Certamente era un modo strano per
comunicare. Tuttavia si rivelava valido e generoso di spunti di riflessione.
Molte canzoni infatti avevano un tagliente contenuto di protesta, esposto però
con la malizia innocente di parole e musica. Un esempio per tutti merita
proprio la canzone “Senti le rane che cantano” in cui una giovane mondina
racconta con gioia il momento del rientro a casa dopo i mesi della raccolta:
anche il ritorno alla difficoltosa vita del contadino è vista come una
liberazione, rispetto alle condizioni della “monda”.
Segnaliamo volentieri che i testi e le canzoni di questo
libro sono il frutto di una attenta e precisa ricerca sul campo.
Autori di queste pagine sono Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto.
Franco Castelli
lavora presso l'Istituto per la storia della Resistenza e della società
contemporanea in provincia di Alessandria e dirige il Centro di cultura popolare "Giuseppe
Ferraro". Dal 1967 conduce una vastissima ricerca sulle tradizioni
popolari nella zona, con particolare attenzione ai canti, al patrimonio
dialettale e alla ritualità. Membro del comitato scientifico del Centro
Regionale Etnografico Linguistico di Torino, è redattore di "Quaderno
di storia contemporanea".
Emilio Jona ha
svolto ricerche nel campo della canzone sociale e politica e sulla cultura
orale in genere, pubblicando saggi, realizzando dischi e testi radiofonici.
Negli anni 1957-61 è stato uno degli iniziatori del gruppo
"Cantacronache", la prima esperienza in Italia di canzoni d'autore.
Con Sergio Liberovici ha condotto ricerche sull'espressività popolare urbana e
contadina finalizzate alla realizzazione di un teatro radicato nel territorio.
Alberto Lovatto
ha studiato con Roberto Leydi al Dams di Bologna. È preside di una scuola
media. Interessato alla storia orale e alla storia sociale, si è occupato di
storia della seconda guerra mondiale e di deportazione, di memoria del
movimento operaio, di organologia etnica, di storia e memoria delle bande
musicali locali, di musica e canzoni della Resistenza.
“SENTI LE RANE CHE CANTANO” di Castelli, Jona, Lovatto, Donzelli Editore. Comprensivo anche di CD musicale.
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