Di cosa si vestono i sogni?
Eccoli indossare la nebbia di 2200 anni fa e accogliere qualcuno che, venuto dalla lontana corte di Annibale, attraversa e ama la nostra terra. Oppure si lasciano avvolgere dalla stoffa di un destino troppo presto giallo, foglioline che inseguono la loro storia bella.
I sogni si mettono eleganti e si incontrano nei salotti quando fuori nevica, ascoltando chi sa leggerli e cullando chi sa averli.
Si preparano per la notte e dormono abbracciati per 78 anni. Giocano col tempo che corre, perché il loro amore corre più forte. E arriva sempre primo. Un sogno dalla maglietta colorata si spinge gli occhiali su per il naso con un dito e legge formule di matematica e di vita. Così, "Genio" senza lampada, abita i numeri di un successo. A volte hanno il grembiule e rifanno i letti senza chiedersi il perché, a farsi vivere da una vita quotidiana sempre più sbiadita. Poi quel grembiule si colora di Spagna e vola via, verso una gioventù che fa la voce grossa quando parla col cuore.
Certi sogni si aggiustano il bavero del cappotto prima di entrare in chiesa. Poi si fermano e guardano l'organo. E ascoltano sempre "il suono di un'idea" che li accompagna sui barcé a dré a Canàl o sulle larghe chiatte lungo il Naviglio. E come stanno bene nell'alta uniforme della Cavalleria... Lucidati i lustrini, fieri, sono pronti a gettare "il cuore oltre l'ostacolo".
I sogni si mettono un maglione verde, di quelli comodi, quando vanno a giocare a "brischetta". E si tirano su le maniche perché viene caldo a pensare alla carta giusta. Perché viene caldo a pensare alle donne che hai a casa.
Altri si tolgono la sciarpa e si mettono comodi. Poi si regalano tre mandarini e un cacciatorino. Come tanti anni prima, in una vigilia di Natale e di guerra. I sogni hanno un camice bianco d'ospedale e l'etichetta colorata di pastiglie buttate. Qualche sogno si slaccia i primi bottoni della sua camicia a quadri, quella pesante, quando, patriota, si nasconde dietro a un cespuglio e conta i colpi di mitra sparati da "maledetti tugnìt". Hanno un "scusà" a stringere il sottile, scheletrico corpo da vecchia strega buona che guarisce prescrivendo i "Pater-Ave-Gloria". I sogni si fanno avvolgere anche dalla carta da pacchi, quella marrone. Si fanno legare con lo spago. E stanno attenti a non pesare troppo perché il viaggio è lungo e là, non si sa cosa si trova. Ma certi sogni si fanno fare abiti su misura. Vanno da una sarta speciale: donna Fortuna. E capita che, ormai in confidenza, le tolgano la benda. E guardano i suoi occhi scoperti. Così profondi, così belli, così paradossalmente buoni.
Autore di questo stupendo volume è Lino Veneroni. Lui, che coi sogni ci gioca fino a tramutarli in pagine, ha pensato di stupirci anche questa volta. Affermato scrittore pavese e apprezzato autore anche a livello nazionale, imprevedibile come un sogno, ci regala una serie di racconti che fanno diventare una lettura una bella lettura.
Dalle alette di Un sogno chiamato fortuna...gocce di pavesità di Lino Veneroni
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