venerdì 11 gennaio 2013


Lettere dal fronte di soldati lombardi
di Paola Chiesa

 

 

Questo libro è un raccolta di 150 lettere spedite dai soldati che si trovavano al fronte durante la seconda Guerra mondiale. Certamente va segnalato subito il prezioso valore storico di quest’opera che permette di vedere le cose anche con gli occhi di chi le ha attraversate, sofferte e, qualche volta, sopravvissute. Gli scritti non sono proposti cronologicamente dalla data più lontana a quella più vicina, ma seguendo l’ordine alfabetico degli autori, proprio per porre al centro dell’attenzione l’uomo, vero perno di queste pagine. I riferimenti storici e geografici, chiaramente riconducibili agli eventi che hanno caratterizzato il conflitto, sono espressi con grande precisione. Ciò deriva dalla attenta e puntuale organizzazione del materiale recuperato, ma anche dall’indiscussa efficacia della “testimonianza diretta”. Chi, infatti, potrebbe spiegare una certa storia meglio di quanti l’hanno vista passare sulla propria pelle? Nella guerra al fronte, i soldati devono combattere due volte: una contro il nemico, l’altra contro la vita che, un giorno, li ha catapultati tra il fango e le pallottole lasciando loro solo una divisa e il maledetto e benedetto ricordo del profumo di casa. Ecco allora che scrivere alla propria famiglia non significa solo chiedere notizie o assicurare che, almeno quel giorno, si era ancora vivi. Ogni lettera assume un valore ben più importante, quasi un compito preciso, quello di portare al fronte un po’ di mondo che ogni soldato ha lasciato. Il bisogno dei militari di scrivere e di leggere lettere quotidiane coincide certamente con il bisogno di ricreare, almeno per qualche istante, quei dialoghi quotidiani e familiari che in tempo pace passavano a volte inosservati. I soldati chiedono della famiglia e degli amici, ma anche del raccolto, della siccità, della vendemmia cui, ancora una volta, non potranno partecipare, “ma quando torneremo…” Proprio quel “quando” diventa spesso una parola cardine, ansimante di paura e di speranza, perché significa sia “nel momento in cui” saremo a casa, sia “se riusciremo davvero” a tornare a casa. E una piccola parola fa risuonare tutti gli echi di una grande Guerra.

Quando i soldati al fronte si siedono a scrivere una lettera, sembra che, almeno in quei pochi e brevissimi istanti, tutto si fermi con loro, anche la guerra. Sanno che ogni parola non è solo un insieme di segni, ma un sentimento che non si sporca di fango e di sangue, che cammina più in alto delle pallottole e del filo spinato e che vola , splendido, verso casa. Quella stessa casa che ogni soldato conserva geloso dentro la bisaccia del cuore.

Autrice del libro è Paola Chiesa. Nata a Canevino, in provincia di Pavia, è docente di Lingua-Letteratura italiana e Storia negli Istituti di Istruzione Secondaria Superiore. Oltre una profonda preparazione, a lei va senza dubbio riconosciuto il merito di saper raccogliere, organizzare e presentare, come in questo caso, preziose fonti storiche e umane.

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