In
punta di matita
di Giuseppe Testa
Il libro è una
affascinante raccolta di poesie nate senza dubbio dalla consapevolezza che una
lirica può e deve essere un intimo colloquio della propria anima non solo con
se stessa, ma anche con quanto la circonda, la chiama, la muove. I componimenti
di questo volume partono infatti dal profondo sentire dell’autore per arrivare
alle “cose della vita”. Ecco allora che i versi nascono dall’attenta e discreta
osservazione di una vasta e variegata gamma di temi, i più policromi. Così gli
occhi dell’autore guardano quelle piccole, grandi cose che colorano la
quotidianità, sua e degli altri, perché permettono al lettore di riconoscersi
in un sentimento, in una speranza, in una perplessità. Da un “orrore” a una
“sera”, da una “violenza” a una “carezza”, tra le pagine scorre un fiume di
pensieri e di sensazioni che, quieto e sereno, si lascia navigare con pacatezza
da chiunque voglia gustare uno di questi momenti.
Se le occasioni
letterarie che generano le liriche hanno il giusto sapore della diversità, lo
stile segue invece una principale e sempre evidente caratteristica: la ricerca
della parola. Non si tratta certo di una predilezione per l’artificio eccessivo
e ridondante, ma di una misurata e diligente cura nel cercare e nel trovare un
termine che sappia essere parte attiva e bella di un raccontare. Emerge infatti
una riflessione che non è solo emotiva, ma anche linguistica che fa capolino
sul continuo bisogno di versi musicali e morbidi, cadenzati dalle parole-rima.
L’effetto che si ottiene è quello di una placida voce, che, con calma, riesce a
parlare di tutto. L’efficacia di questo stile si nota anche in quei
componimenti che, scritti in dialetto, richiamano e propongono la necessità di pensare
e di apprezzare le radici di una storia e quelle della sua parlata.
Dai versi
affiora anche la capacità della poesia di riflettere su se stessa, quasi di
definirsi per figurare come l’autore la vede. O come “lei” vuole farsi vedere
dall’autore. Per questo, nelle liriche dedicate a Eugenio Montale e a Mario
Luzi, la poesia si veste di tutta la freschezza di “acqua limpida e
chiara,/pura…” oppure “ruscello” in cui è possibile “scorgere il greto/e il
vociare chiassoso dei fanciulli”
Autore di questo
volume è Giuseppe Testa. Nato a
Bubbiano nel 1954, vive a Castrate Primo. Molti suoi testi compaiono in
svariate pubblicazioni antologiche di rilievo. Al suo attivo vanta numerosi
riconoscimenti culturali. Sue pubblicazioni sono anche “Il segreto della
felicità” (1987), “Lascia che il tempo” (1988), “Alla ricerca del ritmo”
(1992).
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