Abbasso
Brera, Viva Brera
Una
vita contro
di Giulio Signori
A lungo abbiamo
pensato a quale fosse il modo più adatto di recensire questo libro. Poi ci
siamo ricordati che, a Gianni Brera, bisogna parlare dandogli “del tu” e
guardandolo dritto in faccia. Ora, se questo non è possibile fisicamente, lo è
certo attraverso l’affetto, la stima e soprattutto con quella strana cosa che
si chiama “carta stampata”, a lui cara, a lui amica, a lui pezzo grande di
vita. Siamo giunti così alla conclusione che, forse, gli piacerebbe una
recensione diversa dalle altre. Magari una lettera che potrebbe essere questa…
Caro Gioann,
come certamente ti sarà già venuto
all’orecchio, qualcuno ha scritto ancora su dite. Questo volume però ha
qualcosa in più degli altri. Infatti, sai bene che, se a metterci le mani è
Giulio Signori, qualcosa di eccellente deve saltare fuori. Leggendo queste
pagine non si ha la retorica “impressione di incontrarti”. Ti si incontra e
basta. Del resto quando un amico e bravo collega come Signori parla di te, lo
fa senza dubbio nel modo giusto. Ecco allora che il libro regala il ritratto
non solo della tua attività, ma anche della tua anima. La si vede chiaramente
mentre, pipa in bocca, dice “pane al pane e barbaresco al barbaresco”, senza
paura, con tanta semplicità e altrettanta efficacia. Tu eri, sei, così: pronto
a cercare la verità e a raccontarla. Poco importa se, a volte, è scomoda. La
chiarezza è un dovere, forse il maggiore, di chi scrive sui giornali. In queste
pagine si apre davvero una finestra su come e chi eri, su come e chi sei. Tu
stesso lo dici, in una tua poesia riportata in questo volume quando affermi:
“Le cose più semplici esprimono / il genio d’una gente / avvezza a inventare la
vita.” E tu vieni proprio da quel mondo. Come quando racconti con che
naturalezza (e quindi con che grazia) il mitico nonno Pinelu “sorride come il
vino” che ha in quel suo ultimo bicchiere o quando racconti, come tu solo sai
fare, di Fausto che, spingendo sangue e vita sui pedali, arrivava prima di
tutti, prima del tempo stesso. Questo sei tu: un uomo che ha saputo
organizzarsi (“giostrarsi”, a te verrebbe da dire) per saper raccontare davvero
un fatto, un campione, un ricordo, un’idea. Tra le tante belle fotografie
presenti nel libro, una ti ritrae in “mutande da calciatore”. E pare che non ti
mancasse il talento, ma, per amore del giornalismo, hai preferito giocare le
tue partite in un’altra maniera, con il foglio di carta in difesa e la tua
Olivetti sempre all’attacco. Ma non possiamo fare a meno di chiederci come saresti
stato, in mezzo al campo, magari mentre tentavi di convincere un arbitro poco
attento che, in fondo, il fallo non c’era. Comunque di goal ne hai fatti
parecchi. Per lo meno in numero uguale a quello dei tuoi scritti. E qui si vede
ancora e sempre la differenza che corre tra te e gli altri giornalisti. Tu hai
saputo scrivere bene. Il che non significa usare parole difficili o capaci di
stordire il lettore, ma vere e abbellite dalla tua sottile, intelligente e
garbata ironia. Questa cosa, per nulla scontata, si vede chiaramente in questo
volume, visto che riporta anche certi tuoi scritti. La tua prosa è sempre stata
fluente e caratterizzata da una plasticità che sarebbe potuta essere un esempio
anche per il Gadda di “Quel pasticciaccio…”. Te lo ricordi, Gadda, vero? Ti
aveva colpito tanto e una volta, come si legge in questo libro, ne hai parlato
al tuo amico Signori per due ore, durante un viaggio in treno. Che invidia. Non
immagini quanto ci sarebbe piaciuto essere seduti in quel vagone per sapere,
direttamente da te, cosa pensi di Gadda. Verrebbe proprio, a questo punto, la
fortissima tentazione di parlare con te di quel dialetto che regalava, con le
sue parole povere e nobili, una pennellata di Po, un profumo di terra, una voce
che sentiamo sempre nostra. Ma passiamo oltre e vediamo che il sottotitolo
dell’opera è “una vita contro”. Certo non sto a spiegarti il perché. Lo sai
benissimo. E anche i lettori lo scopriranno non appena inizieranno a leggere. A
dare lustro al volume non c’è solo la perizia di Signori, ma anche Paola Mo.
L’amicizia con suo padre Carlo è divenuta poi affetto vero verso di lei e verso
sua sorella Roberta. Certamente ti ricordi quando l’hai tenuta a battesimo.
Certamente ti ricordi anche quando, ormai grande, ti “bacchettava” se mangiavi
certe cose nemiche del colesterolo. E tu la accontentavi. Se non per dieta,
probabilmente per un sorriso. Questo libro piace davvero tanto. Hai visto che
riporta pure interventi di Mario Nicolao, Giovanni Moranti, lo stesso Carlo Mo,
Luigi Veronelli…. Tutti uomini di grosso calibro, giornalisti, direttori,
artisti e, soprattutto, tuoi amici. Anche Vittorio Poma, presidente della
Provincia di Pavia, insieme con Renata Crotti, assessore al Turismo, ha
partecipato a queste pagine con una prefazione che ti si addice proprio.
Con affetto
Andrea Borghi e tutti i lettori
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