La mano dell'organista
di Gabriele Prinelli
Certi misteri non allignano solo nelle
grandi, antiche città, ma anche a due passi da casa. O magari proprio in uno
dei nostri paesi. Lo dimostra questo bel romanzo, ambientato in una Melegnano
dipinta con tinte un po' affumicate, tipiche dei primi anni dell'Ottocento. Non
ci sono luci, ma solo chiarori di candele a illuminare, nel modo più adeguato,
il racconto. E gli eventi si presentano in un piacevolissimo ordine, nato dalla
casualità, dipanato nel mistero, concluso con un.. “Sì”. É Gaspare, chiamato a
rimettere in sesto il vecchio organo della chiesa, il protagonista quasi
inconsapevole. Non si sarebbe mai aspettato infatti di trovare certe ossa
dentro le canne dello strumento. Piccole ossa che tanto assomigliano a quelle
di un piccione che abbia deciso di andare a morire proprio lì, in una chiesa,
vicino alla musica e alla preghiera, “ in santa pace”, verrebbe proprio da
dire. Nel 1817 non c'era ancora la polizia scientifica. Non c'erano camici
bianche sulle scene dei delitti o scienziati che, da un osso, ricostruiscono
intere identità. Ma a Gaspare basta conservare quelle poche ossa per mostrarle,
quasi per caso, dopo un buon risotto al piccione, al medico condotto. Il
responso è immediato, sicuro, scioccante: ossa di mano. Da questo momento gli
eventi si alternano tra il giallo e il realista. Il racconto si sviluppa
incastonato tra queste due dimensioni, solo all'apparenza contrastanti e che
invece si amalgamano bene tra il mistero e le caratteristiche figure di una
piccola comunità. Come il Tano, siciliano di nascita e di “lingua”, cuoco
esperto e attento supervisore della quotidianità cui partecipa anche grazie al
Malalingua, suo fedele “traduttore”. E poi non mancano personaggi tipicamente
peculiari come Angiul, sacrista dall'aspetto decisamente inquietante, sua
moglie Maria, non meno brutta di lui e Cecilia, la loro figlia che, contro ogni
previsione ( o sarebbe meglio dire timore) dei compaesani è una ragazza
splendida, tanto bella togliere il respiro. Per non dire poi di Merlino,
divertente e affascinante figura che, approfittando del suo nome e del fatto
che abita in una torre, fa credere a tutti di essere un mago. Quanto basta per
non avere troppi scocciatori attorno. Questi e altri personaggi collaborano,
forse senza saperlo, a svelare un mistero. Ma è Gaspare che funge da cerniera
tra l'ambientazione, le persone e gli eventi. É certamente un protagonista ben
costruito dall'autore che lo fa muovere sempre in modo coerente e mai scontato.
Così, tra soprannomi, piatti tradizionali e processioni il lettore può gustare
pagine snelle e accattivanti, caratterizzate da una prosa veloce e chiara che
dosa bene il mistero e il sorriso. Autore di questo volume è Gabriele
Prinelli. Diplomato in conservatorio e laureato in musicologia, oggi
svolge la mansione di bibliotecario. Appassionato di storia locale, vanta già
numerose pubblicazioni.
“La mano dell'organista”, di G. Prinelli,
Fratelli Frilli Editori
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