venerdì 11 gennaio 2013


La mano dell'organista
 
di Gabriele Prinelli

 

  

Certi misteri non allignano solo nelle grandi, antiche città, ma anche a due passi da casa. O magari proprio in uno dei nostri paesi. Lo dimostra questo bel romanzo, ambientato in una Melegnano dipinta con tinte un po' affumicate, tipiche dei primi anni dell'Ottocento. Non ci sono luci, ma solo chiarori di candele a illuminare, nel modo più adeguato, il racconto. E gli eventi si presentano in un piacevolissimo ordine, nato dalla casualità, dipanato nel mistero, concluso con un.. “Sì”. É Gaspare, chiamato a rimettere in sesto il vecchio organo della chiesa, il protagonista quasi inconsapevole. Non si sarebbe mai aspettato infatti di trovare certe ossa dentro le canne dello strumento. Piccole ossa che tanto assomigliano a quelle di un piccione che abbia deciso di andare a morire proprio lì, in una chiesa, vicino alla musica e alla preghiera, “ in santa pace”, verrebbe proprio da dire. Nel 1817 non c'era ancora la polizia scientifica. Non c'erano camici bianche sulle scene dei delitti o scienziati che, da un osso, ricostruiscono intere identità. Ma a Gaspare basta conservare quelle poche ossa per mostrarle, quasi per caso, dopo un buon risotto al piccione, al medico condotto. Il responso è immediato, sicuro, scioccante: ossa di mano. Da questo momento gli eventi si alternano tra il giallo e il realista. Il racconto si sviluppa incastonato tra queste due dimensioni, solo all'apparenza contrastanti e che invece si amalgamano bene tra il mistero e le caratteristiche figure di una piccola comunità. Come il Tano, siciliano di nascita e di “lingua”, cuoco esperto e attento supervisore della quotidianità cui partecipa anche grazie al Malalingua, suo fedele “traduttore”. E poi non mancano personaggi tipicamente peculiari come Angiul, sacrista dall'aspetto decisamente inquietante, sua moglie Maria, non meno brutta di lui e Cecilia, la loro figlia che, contro ogni previsione ( o sarebbe meglio dire timore) dei compaesani è una ragazza splendida, tanto bella togliere il respiro. Per non dire poi di Merlino, divertente e affascinante figura che, approfittando del suo nome e del fatto che abita in una torre, fa credere a tutti di essere un mago. Quanto basta per non avere troppi scocciatori attorno. Questi e altri personaggi collaborano, forse senza saperlo, a svelare un mistero. Ma è Gaspare che funge da cerniera tra l'ambientazione, le persone e gli eventi. É certamente un protagonista ben costruito dall'autore che lo fa muovere sempre in modo coerente e mai scontato. Così, tra soprannomi, piatti tradizionali e processioni il lettore può gustare pagine snelle e accattivanti, caratterizzate da una prosa veloce e chiara che dosa bene il mistero e il sorriso. Autore di questo volume è Gabriele Prinelli. Diplomato in conservatorio e laureato in musicologia, oggi svolge la mansione di bibliotecario. Appassionato di storia locale, vanta già numerose pubblicazioni.

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