sabato 30 marzo 2013


Giuan al mat
 
di A. Faravelli

 

 

 

 

A Pavia ci sono due fiumi. Uno, il Ticino, l'altro, quello formato dai pavesi e dalle loro vite. E se il primo scorre silenzioso e testimone, il secondo invade le strade e le allaga di voci, di volti, di storie. E’ uno scorrere impetuoso e imponente, ma benevolo e invitante, le cui acque sono formate da tante gocce colorate e diverse. Alcune di esse inevitabilmente si notano prima di altre. Forse perché più brillanti, forse solo perché rispecchiano la voce della semplicità che ci regala questo bel volumetto, vera e propria passeggiata in una Pavia di cento anni fa quando nelle sue strade si incontravano quotidianamente personaggi come ´Giuan al mat. Lui, che matto non lo era mai stato, fu una delle figure più caratteristiche di quel tempo. Figlio di un garibaldino, dal genitore aveva preso certamente il coraggio e lo spirito d'iniziativa. Osservando la gente che lavorava, capiva quale potesse essere il bisogno: cibo pronto, caldo e a buon prezzo per una pausa pranzo gustosa e rasserenante. Eccolo allora vendere in ´Piasa Granda' polenta e merluzzo o polenta e ´sarach. Il successo? Immediato. Sia per la capacità di cucinare, sia per quella di piacere alle persone, non solo i lavoratori, ma anche le massaie ricorrono a lui per risolvere, con gusto e comodità, il problema del pranzo. Lui conosce tutti e tutti conoscono lui. Così, quando decide di cambiare attività, la sua già affezionata clientela lo segue in tutte le sue avventure: venditore di frutta e di verdura in piazza o, mascherato da donna, di coriandoli, trombette e stelle filanti durante il periodo del Carnevale. Sempre con al seguito i suoi clienti, vecchi e nuovi, ormai affezionati a questa imprevedibile e piacevole persona. Attorno a ´Giuan ruota tutta una serie di altre figure caratteristiche, tipicamente pavesi, riconoscibili dai loro soprannomi. Come il ´Ricam', così detto per i segni lasciati sul viso dal vaiolo, o il ´Tamordi ( ti mordo) che aveva fatto di un suo intercalare una vera e propria identità. Pe non parlare poi dell'affascinate e malinconica figura del ´Prufesur dla carta': laureato in lingue, discendente di una famiglia benestante e colta, non riesce ad affermarsi e si vede costretto, per tirare avanti, a raccogliere carta per rivenderla ai bottegai. E che dire dell'ormai leggendario ´Papetti, " 'l ciapa can" che, accalappiacani del comune, una volta, stupito dallo strano modo di abbaiare di un cane appena catturato, si accorge, con calma, che si tratta di una pecora. Questi sono solo alcuni dei gustosi e a tratti geniali personaggi che vengono dipinti e raccontati in queste pagine. Autore del volume è Agostino Faravelli. Appassionato di Pavia e dei suoi dialetti, vanta numerose collaborazioni con le principali riviste goliardiche presso il teatro Fraschini. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie e di prose, in italiano e in dialetto.


 

Nessun commento:

Posta un commento