lunedì 13 ottobre 2014


Lino Veneroni

 

 

Tra le tante belle cose che sono state dette su Lino Veneroni, colpisce particolarmente la definizione che Paolo Pedrazzi, delle edizioni Eumeswil, mi ha regalato pochi giorni fa: “Lino non è solo una mente vulcanica, sempre pronta a nuove idee e a mille iniziative, è soprattutto il cantore più appassionato della sua terra.”. Queste parole ritraggono benissimo l’anima e lo stile dello scrittore pavese sempre in crescita e in continua affermazione. Ogni suo lavoro ha sempre colpito nel segno, ogni suo libro è stato un successo. In un mondo in cui troppe persone si dicono scrittori senza esserlo davvero, si ha bisogno di una figura come quella di Veneroni che, con la scrittura, ci sa proprio fare.
Il cuore di ciò che scrive combacia direttamente con il suo cuore: Pavia e l’Oltrepò. La terra in cui è nato e in cui vive colora le sue pagine e riempie le narrazioni. Le colline e la città, insieme con i loro personaggi escono dai suoi brani e si raccontano, mostrando lati che solo Veneroni è capace di cogliere, presentare, valorizzare.
Personaggio eclettico, intelligente e brillante è stimato profondamente anche da illustri personaggi della cultura pavese e italiana. Non è per nulla difficile sentire elogi nei suoi confronti anche da parte di autorevoli personalità come il professor Angelo Stella, docente di Storia della Lingua Italiana presso il nostro ateneo, e dal professor Giuseppe Polimeni, che lo stesso Veneroni definisce un “giovane talento dell’insegnamento universitario”. E’ fortemente apprezzato anche da Mino Milani, che di Pavia rappresenta l’autore per antonomasia, per la sua capacità di destreggiarsi in ogni situazione. Di lui dice: “Sono tanti i motivi per i quali Veneroni mi avvince e mi piace, ma se dovessi scegliere tre aggettivi per definirlo, non esiterei: entusiasta, instancabile, convinto. Entusiasta perché sempre mosso da un passione forte e intensa verso i protagonisti di ciò che scrive; instancabile, perché sempre pronto a misurarsi, con coraggio e successo, in nuove iniziative; convinto perché consapevole del fatto che la nostra città e la nostra terra hanno, quotidianamente, mille e mille cose da raccontarci, da insegnarci, da farci gustare.”
Veneroni ha messo la sua firma accanto a quella di preziosi e validi artisti tra cui ricordiamo volentieri il pittore Malvern che ha esposto le sue opere anche alla Biennale di Venezia. I suoi disegni infatti hanno più di una volta arricchito le pagine di Veneroni, come nel caso del bellissimo e originale romanzo storico “Odiate Roma, ma diffidate di Annibale” o nel più oltrepdano “Il giullare dell’Oltrepo”.
Il suo esordio narrativo avviene nel 1997 con “Il prete nel letto…sussurri di un mediatore di matrimoni”. Già da questa prima opera si delinea in modo chiaro e inequivocabile il suo stile lineare, caratterizzato da una limpidezza equilibrata ed estremamente efficace. Si tratta di una raccolta di racconti ambientati, come è naturale che fosse, in quegli stessi luoghi che l’autore ha visto e vissuto da bambino. Anche i protagonisti incarnano queste origini e le esprimono con tutta la loro personalità. Sono storie di gente semplice narrata in una particolare fetta della loro esistenza che affrontano ognuno a suo modo, a volte con ironia e divertimento, a volte con la tragicità di un gesto estremo. Leggendo queste pagine d’esordio si gusta tutto l’entusiasmo di un narratore destinato a continuare, ad affermarsi sempre maggiormente, a riscuotere successi. Infatti tutte pubblicazioni diventano un vero e proprio evento. Basti solo pensare alle presentazioni di ogni singolo volume, appuntamenti che fanno riempire le sale e che vantano la presenza, tra gli oratori, oltre che i personaggi sopra citati, immancabili voci di questi incontri, di persone del calibro di Siro Brondoni, di Tino Cobianchi e di importanti uomini del mondo politico.
La preparazione di Lino Veneroni è direttamente proporzionale alla sua piacevolissima “verve”, alla sua simpatia, alla innata e potente capacità di catturare il lettore, di farlo appassionare e di farlo divertire. Ne sono prova i libri dedicati alle più celebri “macchiette” oltrepadane come i comici vogheresi Buzzi e Malacalza. Di loro riesce a trasmettere tutta l’energia, l’anima, il sorriso.
Un posto tutto particolare all’interno della produzione di Veneroni occupano certamente i lavori su Mario Salvaneschi, meglio conosciuto come “Il Lasaràt”. Personale amico dell’autore fin dall’infanzia, personaggio di una piacevolezza semplicemente spontanea, naturale e straripante, ha raccontato tutte le sue “Gags”, le sue battute, le sue “ingegnose trovate” che sono state messe per iscritto e raccolte in diversi volumi. Ne citiamo uno per tutti: “Il giullare del’Oltrepo… l’arte di far ridere a crepapelle”. Proprio con questo titolo si dipinge completamente , in poche, ma mirate parole, la figura di una prorompente personalità che trasforma il “far divertire” in una vera e propria arte. Certamente le cose “parlate” hanno sfumature differenti da quelle “scritte”. E l’abilità di Veneroni è stata appunto di registrare e di fermare sulla carta tutto il colore e il calore che Mario Salvaneschi regalava al suo pubblico quando, dal palcoscenico, suo vero “habitat” naturale, lo faceva ridere a più non posso.
Interessato a molteplici esperienze e a svariati argomenti, Lino Veneroni, prima di pubblicare un libro o un narrazione, ha sempre ricondotto le sue ricerche, dettagliate e precise, a un contesto ben preciso: la sua, la nostra gente. Le sue opere parlano sempre di qualcuno di noi, a volte in modo aperto e diretto, a volte di striscio con una delicata pennellata pavese, appena vista in controluce, ma capace di illuminare e di dare identità a tutta una storia. A tal proposito citiamo volentieri “Sguardi dalla collina”, uno dei suoi più vivaci romanzi, in cui, dalla consapevolezza dell’irrimediabile trascorre del tempo tra le infinite vicende anche di una sola esistenza, trapela tutto l’amore che Lino ha per la vita.
Con le sue narrazioni, Veneroni non ha dato voce solo ai paesaggi e alla gente comune, ma è anche stato capace di raccontare eccezionali personalità, come Agostino De Pretis. Nato a Stradella, uomo politico di illustre carriera, tante volte Predidente del Consiglio dei Ministri, ci viene presentato sottobraccio a un “sogno” ricorrente. E un nuovo e inaspettato angolo prezioso della sua anima emerge piano piano in una storia tutta leggere.
Veneroni è sempre presente, non solo con i suoi libri, nella realtà culturale e letteraria di Pavia e dell’Oltrepo. Il “mai quieto” Lino infatti tiene, da diversi anni, alcuni corsi presso l’UNITRE di Broni, suo paese natale. A seguire i suoi incontri sono in molti, anche perché la sua capacità di trascinare è talmente forte che chi lo ascolta non può sottrarsi dall’essere coinvolto in ogni sua idea, diventando quasi un suo coautore. Come è successo con alcuni studenti bronesi che, penna alla mano, sotto la sua guida hanno addirittura scritto un libro: “Quando Broni era il re dei paesi”.
Tra le numerose frequentazioni ricordiamo la sua amicizia con la poetessa Angiola Maria Portaluppi, e la presidenza di svariati concorsi letterari, in particolare quello dedicato all’indimenticabile amico “Lasaràt”. Un rapporto di stima e di affetto reciproci lo lega anche al professor Marziano Brignoli, eminente storico che vanta centinaia di pubblicazioni.
Di spiccate qualità intellettuali e umane, Veneroni lascia sempre un segno ovunque passi. Vuoi per la sua bravura, vuoi per la sua gradevolezza: il professor Angelo Stella lo definisce “simpatico, ma soprattutto un oltrepadano eccezionale”.Complimento, questo, che acquista ancora più valore se si pensa che a farlo, è uno juventino D.O.C. a un torinista convinto.
Ma il nostro Lino non finisce mai stupirci. E’ infatti già pronto il suo ultimo romanzo che uscirà a fine gennaio. Per l’occasione la casa editrice Eumeswil organizzerà un’intera giornata di presentazione, in collaborazione con il Comune di Stradella e con altri enti. Il titolo è, ancora una volta, accattivante, gustoso, azzeccato: “Il suono di un’idea”. E’ la storia, felicemente romanzata, di Mariano Dallapè, padre di quel meraviglioso strumento che è la fisarmonica. Davanti agli occhi del lettore scorrono le vicende di un giovanissimo ragazzo che parte verso l’avventura di un viaggio, per percorrere la strada della vita. In mezzo a tutto ciò che il mondo propone e qualche volta impone, Mariano cresce, diventa uomo, si diverte, soffre. E ogni suo passo è sempre accompagnato da un “suono”, impalpabile, ma presente, che prende forma nelle note e nella vita che la musica sa dare. Anche in queste pagine lo stile di Veneroni è inconfondibile. La sua limpidezza e l’immediata spontaneità raccontano, descrivono, disegnano e colorano le pagine di un altro bellissimo libro. Anche Paolo Conte lo ha letto e apprezzato, tanto che la prefazione porta addirittura la sua firma. Questo strumento, ricco “di poesia e di domestico mistero”, per dirla con le parole del celebre musicista, è ora un romanzo in cui musica e letteratura narrano e cantano la storia di una vita.
A Lino Veneroni diciamo grazie. Grazie di tutti i libri che ci ha regalato e di tutti quelli che ci regalerà nei prossimi anni. Ancora una volta gli auguriamo di non cambiare mai e di restare sempre così: innamorato delle sue origini e della sua gente. Tanto orgoglioso di Pavia, quanto Pavia lo è di lui.

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