Lui
che aveva volato. Sempre in alto. Sempre lassù. Lui che aveva trovato nel cielo
la sua casa. Lui, proprio lui che si era immerso nell’aperto infinito di un
cielo lontano, si sorprende a dover camminare. Coi piedi ben piantati a terra e
con le mani a scalare pareti di roccia. Non lo ha deciso. Una bambina gli
chiede di seguirlo. E lo fa. Come si fanno tante cose nella vita. Giuste o
sbagliate che siano. Sembra una bella giornata quando la incontra. Una giornata
dalla regolarità quasi in divisa, perfetta e ordinata, per stare ancora fermo a
ricordare, a compiangere. Eppure parte ancora una volta verso un ignoto che non
è più azzurro, ma, a tratti, addirittura nero. Sa di dover cercare la luce. Tra
il fitto di un bosco o in una notte all’aperto. Cercare la luce tra le domande
di una bambina. Le peggiori, perché fatte con l’immediata, disarmante armonia
di chi, come i bambini, è in pace con se stesso. Questa piccola creatura
diviene, nella narrazione, una presenza importante e illuminante. Anche quando,
a volte, scompare. Poi ritorna. Non è mai lontana. Forse bisogna solo saperla
vedere. Queste pagine sono uno scorre fluente di immagini e di dialoghi che
accarezzano l’anima del lettore, strofinandosi contro la sua curiosità. La
semplicità diviene forza umana e narrativa e si arricchisce, con misurata ed
efficace discrezione, di mille simboli, affascinati pedine di questa scacchiera
tra la natura. L’ultima mossa spetta alla bambina. È una mossa vincente. Tanto
vincente da far volare ancora. Autore di questo interessantissimo volume è
Luciano Dal Pont. Nato a Milano, vive a Cava Manara. Pilota d’aerei e corridore
automobilistico, pubblica i suoi scritti da una decina di anni. Scritti che
compariranno presto in questa rubrica.
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