lunedì 1 luglio 2013

Presentata la spada di Francesco I


 
 

 
 

La spada è sempre stata l’arma per antonomasia. Brandita da soldati e da re, è ricca di simboli, di tradizioni e di potere. A cominciare dal potere di vita o di morte. Se poi a sguainarla è Francesco I, re dei Francesi, magari durante la Battaglia di Pavia del 1525, allora la lama si colora di particolarissimi significati che gettano le basi delle nostre tradizioni. Ciò non poteva certo sfuggire al “Sodalizio della Zuppa alla Pavese e dell’Alborella”, associazione nata proprio sull’eco storica e culturale di questo avvenimento. I Cavalieri del “Sodalizio” infatti, durante la loro ultima riunione, hanno presentato la “Spada di Francesco”. Si tratta di un modello, battuto da sapienti artigiani appositamente per l’occasione, che replica  la spada che i cavalieri usavano in battaglia tra la fine del XV  e il primo quarto del XVI secolo.  Inutile dire che questo oggetto racchiude e racconta non solo una fetta importantissima di storia, ma anche e soprattutto un momento di vita particolarmente intenso e avvincente. È proprio con una spada simile a questa che Francesco I, nella fase iniziale della battaglia di Pavia, abbatte con un gran fendente Ferrante Castriota, marchese di Civita Sant' Angelo, comandante della cavalleria leggera imperiale, aprendogli una profonda ferita che, partendo dalla scapola, termina addirittura allo stomaco. Questa scena, caratterizzata da un’epica violenza, è raffigurata su uno degli Arazzi fiamminghi della Battaglia di Pavia conservati nel Museo di Capodimonte a Napoli. E sembra proprio di vederlo, il “Re de li Francesi”, che avanza impetuoso e volece, seminando sangue nell’esercito nemico. Lui, già di per sé alto circa un metro e ottanta, di corportatura robusta, lanciato in sella al suo destriero, ha senza dubbio infuso un profondo e agghiacciante timore in chi tentava inutilmente di fermarlo. Tra le grida e i mille rumori della battaglia però, improvvisamente si ode anche un colpo di archibugio che colpisce e uccide il suo cavallo. L’animale muore e crolla a terra schiacciando e imprigionando la gamba sinistra del re. Subito i fanti nemici gli si avventano addosso con l’intenzione di ucciderlo, ma egli continua a brandire la spada e riesce, pur in quelle condizioni, a difendersi. Poi alcuni ufficiali spagnoli lo riconoscono, fermano i soldati e lo fanno prigioniero. Ormai catturato, Francesco si arrende ufficialmente consegnando la spada al comandante dell'esercito ispano-imperiale, Charles de Lannoy, Vicerè di Napoli. Nel riceverla, il capo dei nemici si inchina, segno di rispetto davanti al coraggio, alla forza, alla Storia.

Il modello conservato dai “Cavalieri della Zuppa Alla Pavese” è appunto depositario di questi valori

e per questo è usato nella parte più importante del cerimoniale di intronizzazione dei nuovi cavalieri. Solo quando il Gran Maestro Gigi Rognoni ha toccato tre volte con la spada l’aspirante membro, quest’ ultimo diviene a tutti gli effetti “Cavaliere del Sodalizio”. La sagoma e le misure della spada sono state portate alle mani degli artigiani dal professor Luigi Casali, affermato storico che, in base a ricerche approfondite, ha potuto fornire le esatte fattezze di ogni singola parte dell’ arma. Ci piace pensare che, Appena dopo la Battaglia di Pavia, quando Francesco I si trova nella cascina Repentita, davanti a una tazza di Zuppa alla Pavese preparata da una semplice contadina, la sua spada fosse là con lui. Magari appoggiata alla base di un muro scrostato e povero, con la punta sul pavimento. Quasi un silenzioso e dignitoso addio al suo unico padrone, al suo unico re.
 
Da Il Punto, 1 luglio 2013

 

 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento